venerdì 18 luglio 2008

Angeli fiscali vegliano sul tormentato sonno dei contribuenti

Angeli fiscali vegliano sul tormentato sonno dei contribuenti in tempo di
dichiarazione. Per evitare irrimediabili "scivoloni" contabili ci si può
rivolgere da qualche anno a questa parte ad una rete etica di consulenza
fiscale.

Il progetto

Progettato e sviluppato dalla KRLS Network, il progetto di consulenza ha
un'impronta tutta statunitense. Nata negli anni '90 sulle altre sponde
dell'Oceano, l'idea di business etico ha messo radici in Europa solo nel
2002.
L'accordo stipulato tra la società americana e l'associazione Contribuenti
ha portato alla creazione di una rete di professionisti i quali si mettono a
disposizione, gratuitamente, di chi ne ha bisogno. Avvocati, Dottori
Commercialisti e Notai operano congiuntamente presso "Lo Sportello del
Contribuente" e collaboreranno on line attraverso il
portalewww.contribuenti.it, interamente al servizio del contribuente.

I valori etici

KRLS Network, ispirata ai principi di S. Ignazio di Loyola, fondatore della
Compagnia di Gesù, è una società con una mission sociale non indifferente:
salvare le vittime inconsapevoli di ganasce fiscali e cartelle pazze.
"Quando si arriva indiscriminatamente ad ipotecare in tre anni 600.000 unità
abitative ed a fermare 1.800.000 automobili mediante l'uso delle ganasce
fiscali, il problema diventa di carattere sociale".
Il carattere eminentemente assistenziale del servizio non ne pregiudica
certo la competenza se consideriamo che sono oltre mille gli studi
professionali presenti su tutto il territorio (con sede prevalentemente a
Roma e Napoli) che arruolano studenti laureati con una votazione non
inferiore a 110 su base volontaria. Per chi voglia contribuire con la
propria professionalità al servizio lo può fare inoltrando la propria
candidatura.

Le competenze

KRLS non assiste solo coloro che devono combattere contro l'amministrazione
fiscale, ma si dedica anche ai più anziani, ai malati, ai diversamente abili
e alle vittime dell'usura, unendosi, per quest'ultima lotta, a quanto già
fatto dall'attivissima Fondazione anti-usura di Padre Rastrelli. Numerose le
adesioni degli studi professionali al network, che nel corso degli anni sono
cresciute a dismisura, e altrettanto numerose le battaglie intraprese e
vinte. Solo nell'ultimo anno, infatti, KRLS si è resa protagonista di lotte
importanti, riuscendo a riportare significativi successi come nel caso della
lotta per le rendite catastali e quella contro le strisce blu.

Analisi della crisi economica: "La produzione industriale crolla, l'inflazione galoppa"

Stanno facendo il gioco della scure con l'economia
La crisi dei mercati finanziari internazionali e in particolare di quelli
americani legati ai mutui sub-prime determina nel sistema bancario perdite
tanto gravi da richiedere frequenti salvataggi pubblici per evitare ancora
più pericolosi effetti domino nell'economia mondiale. Un male necessario l'
intervento pubblico, cui però deve far seguito un'inversione di marcia
strutturale per la quale la finanza torni a favorire la produzione di beni e
servizi e in cui il sistema dei cambi possa essere regolato da un nuovo
serpente monetario simile a quello che aiutò le monete europee. Nella crisi
internazionale spicca una crisi italiana. La produzione industriale crolla
(-6,7 a giugno), l'inflazione galoppa riducendo drammaticamente il potere d'
acquisto dei salari già ampiamente erosi, la crescita per il 2008 salirà
poco sopra lo zero e per i prossimi anni intorno all'1-1,2%, molto al di
sotto della media dei Paesi dell'euro. Il tutto aggravato da una stretta
creditizia per la crisi dei mercati finanziari. Senza crescita, nessun
risanamento strutturale dei conti pubblici potrà avvenire, così come è
follia pensare che tagliando la spesa pubblica s'inneschi automaticamente lo
sviluppo. È vero il contrario.

Con un tasso di crescita almeno pari alla media dei Paesi della zona euro di
cui condividiamo il contesto economico e finanziario il rapporto deficit-pil
italiano si ridurrebbe di ½ punto e il taglio della spesa pubblica sarebbe
più agevole e meno traumatico sull'economia reale. Ecco il quadro economico
nazionale, certo peggiore dei nostri partner europei, nei quali la crescita
è rallentata, ma è ancora vicina al 2% e la produttività del lavoro non s'
inabissa come da 15 anni in Italia. Tale differenza dimostra che c'è uno
spazio notevole per l'azione dei governi. Chi dice il contrario cerca solo
un modo per non assumersi le responsabilità di quanto accade nel silenzio
complice di molti. Su questo ribollire di difficoltà il ministro dell'
Economia Tremonti scarica uno tsunami di norme e tagli che non arresterà l'
inflazione, non ridurrà la pressione fiscale, quindi non aiuterà famiglie e
imprese, non rilancerà la crescita e rischia di non risanare i conti
pubblici. Lo dimostra la stessa previsione del governo sul fabbisogno del
settore statale nel secondo semestre di quest'anno. E la scure dei tagli
sulla spesa della pubblica amministrazione, nonostante qualche ripensamento,
metterà in ginocchio polizia e carabinieri, università e ricerca
scientifica, tribunali e ospedali, le forze armate e gli investimenti
pubblici. Ci sembra un taglio senza intelligenza: invece di eliminare gli
sprechi, generalizza, penalizza il presente e rischia di annullare il futuro
di un intero Paese (valga per tutti l'esempio dell'università e della
ricerca il cui accesso viene di fatto bloccato ai giovani ricercatori).
Basta passare per i corridoi di Montecitorio o di Palazzo Madama per
ascoltare analoghe preoccupazioni dai rappresentanti della stessa
maggioranza e anche da molti ministri. Che cosa mai sta accadendo? Un
mistero non facile da spiegare. Tremonti, come disse in un'intervista a
Giovanni Minoli, non si ritiene più un tecnico ma un politico. Se così è,
non può non avere un disegno politico e, visti i suoi provvedimenti nei
quali nessuno può mettere bocca, né Letta né gli altri ministri, dovrà pure
spiegarne la sostanza. Tremonti sa che senza crescita il Paese si frantuma e
se il valore di un sano bilancio dello Stato è fondamentale non si deve
dimenticare che il bilancio è uno strumento al servizio della coesione
sociale, dello sviluppo e del funzionamento della macchina pubblica in uno
Stato di diritto. Se così non fosse sarebbe il Paese a decadere
ulteriormente. Tremonti sa tutte queste cose ma forse sta giocando una
partita politica personale i cui contorni ancora ci sfuggono e dimentica che
una drammatizzazione sociale può aprire le porte a una stagione autoritaria
peraltro già ampiamente avviata.

Per il governo tutto è emergenza tranne che l'economia

Siamo proprio sicuri che gli elettori che hanno votato centrodestra si
aspettassero questa agenda di governo? E davvero si può credere che un Paese
che avverte ormai tutto il peso della crisi finanziaria e produttiva possa
essere rassicurato in questo modo? Perché da una parte abbiamo un ministro
dell'Economia che annuncia i venti catastrofici della grande depressione e
dall'altra un presidente del Consiglio che ci comunica che la vera emergenza
italiana è la riforma della giustizia. O meglio, una riforma che lo metta al
riparo dalla persecuzione giudiziaria. Governare è una questione di
priorità, nazionali prima che personali.

E qualsiasi ragione possa avere il cittadino Berlusconi per ritenersi
perseguitato dalla magistratura, i tempi della politica se non proprio il
rispetto per le regole dovrebbero spingerlo a maggiore prudenza nel volgere
in senso così smaccatamente personale l'esigenza di una nuova politica
giudiziaria. Perché evidentemente ci sbagliavamo a pensare che il lodo
Alfano bastasse a tranquillizzarlo. Oggi sappiamo che da settembre, cascasse
il mondo (eventualità che non è affatto da escludere, almeno per quanto
riguarda i nostri risparmi), il governo italiano sarà lanciato nell'impresa
che sta più a cuore a Berlusconi. Con buona pace di ogni più fosco scenario
economico.

In questo senso dovremmo apprezzare tutti, qualunque sia stato il nostro
voto, il ruolo che in questi giorni sta svolgendo la Lega. Vuoi per ragioni
di bottega, vuoi perché si è resa conto di rischiare proprio su questi temi
una buona fetta del suo elettorato, la formazione di Bossi ha assunto una
posizione di rigorosa difesa del programma con il cui il centrodestra si è
presentato alle urne. Che formalmente significa prima il federalismo fiscale
e solo dopo il resto. Ma che in senso più generalmente politico equivale a
porre un argine al sequestro a fini personali a cui Berlusconi ha sottoposto
l'esigenza di una seria e condivisa riforma della giustizia. Un'esigenza che
non riguarda solo la magistratura, ma l'intero funzionamento di un'azienda
che non fornisce più un prodotto all'altezza di un Paese avanzato come
dovrebbe restare l'Italia. È questione di organizzazione, costi, tempi e
produttività della giustizia. E solo in fondo alla lista è un problema di
rapporti tra politica e magistratura, che hanno subito nell'ultimo
quindicennio una torsione innaturale, ma che rischiano di restare congelati
in questa posizione ancora a lungo se l'iniziativa di Palazzo Chigi
continuerà ad essere dominata da preoccupazioni private.

Il reciproco assedio tra Berlusconi e la componente militante della
magistratura può essere spezzato già in questa legislatura, con enormi
benefici per tutto il Paese. Ma non certo grazie alla nuova offensiva
personale del Cavaliere, che rappresenta al contrario la migliore garanzia
per la tutela dello status quo. Intorno alla necessità di avviare un'ampia
riforma del funzionamento della giustizia convergono infatti le voci più
avvedute del centrosinistra. Voci che fanno fatica a farsi ascoltare, mentre
una parte del Pd è nuovamente tentata dall'abbaglio della «questione
morale», ma che nondimeno offrono una via d'uscita a tutta la politica
italiana. Leggiamo ad esempio che Luciano Violante - che è fuori dal
Parlamento ma che un qualche ruolo continua ad avere nell'orientare la
propria parte politica su questi temi - insiste da tempo sull'urgenza di
«una scelta seria e innovativa di politica giudiziaria» che «aumenti la
credibilità e la competitività» di tutto il settore (come ha affermato ieri
al Corriere della Sera).

«Non mi fermerà nessuno», avverte Berlusconi. E invece, Presidente, farebbe
meglio a fermarsi. Provando a rassicurare un Paese spaventato da ben altre
emergenze, ascoltando la Lega e coloro che anche nel centrosinistra hanno a
cuore una riforma della giustizia che non sia solo la soluzione ai suoi
problemi personali.

La crisi immobiliare arriva anche in Italia

-Casa, la crisi «soft» italiana Giù gli acquisti e i prezzi reali
La crisi immobiliare arriva anche in Italia, sebbene molto attenuata
rispetto agli Stati Uniti o ad altri Paesi europei come la Spagna. Le
compravendite sono in calo del 10%, i tempi di vendita si allungano fino ai
sei mesi e, per la prima volta negli ultimi 10 anni, diminuiscono i prezzi
reali (in sostanza, sono fermi, ma l'inflazione erode parte del valore). La
situazione del mercato immobiliare italiano l'ha delineata Nomisma, istituto
bolognese di ricerche. Secondo lo studio pubblicato ieri, le intenzioni di
acquisto di un'abitazione (per il 51% si tratta di prima casa) nel 2008 sono
all'1,8%, contro il 7% dell'inizio del dececennio. A dissuadere dall'
investimento, la crisi economica e il rialzo dei tassi d'interesse, che
aumenta il costo dei mutui. Tra le città più in crisi, Milano, Bologna,
Firenze e Venezia.

Berlusconi: Napoli riportata alla civiltà 58 giorni per una missione impossibile

Napoli - "Ci siamo assunti la responsabilità di fare ciò che nessuno aveva
fatto prima: dopo 58 giorni la Campania e Napoli sono tornate ad essere
luoghi puliti ed ordinati, senza il disastro che ha rovinato la nostra
immagine nel mondo". Silvio Berlusconi traccia soddisfatto il bilancio
dell'emergenza rifiuti, il lavoro messo in campo dal governo a partire dal
giorno suo insediamento e lo fa al termine del Consiglio dei ministri che si
è tenuto nel capoluogo campano, ringraziando per quella che lui definisce
"un'opera di civilta'' il sottosegretario Guido Bertolaso e le forze armate.

"Investigheremo sulle responsabilità" Poi ha sottolineato: nell'emergenza
rifiuti "siamo convinti" che ci siano state cose che "si dovevano evitare e
che ci sono responsbailità che andremo a investigare". Il governo, ha
aggiunto, "é riuscito in una missione che molti ritenevano impossibile"
dimostrando così che queste persone "avevano torto"

Emergenza risolta Il premier aveva già parlato stamani della questio rifiuti
intervendo all'assemblea dell Coldiretti, ricordando di essersi "assunto il
rischio di garantire la risoluzione della tragedia" dei rifiuti già in
campagna elettorale, garantendo che si sarebbe trovata una soluzione entro
il mese di luglio. Detto fatto: il premier ci tiene a sottolineare come il
governo sia stato in grado di riportare il capoluogo campano alla "civiltà
che gli compete". "L'emergenza è finita", assicura. Poi promette: "Bisogna
aspettare tre anni affinché la situazione sia definitiva". Per fare questo
il premier spiega che c'è bisogno di costruire quattro termovalorizzatori.
Nel frattempo, secondo Berlusconi, bisogna far conoscere nel mondo questa
situazione e far passare sulle televisioni le immagini della città ripulita
perchè l'emergenza rifiuti ha creato un grosso danno di immagine al Paese e
adesso bisogna recuperare. Passata l'emergenza ora bisogna affrontare di
petto il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.

L'affondo ai democratici Il premier torna, poi, a parlare dei rapporti -
tesi - con l'opposizione ricordando come il governo ha "rispettato la
volontà di cambiare l'assetto politico dell'Italia dando vita ad una
democrazia bipartitica". "Dopo gli attacchi alla legge elettorale il
risultato di quella legge è in Parlamento - spiega il presidente del
Consiglio - fuori le estreme e solo due gruppi, maggioranza e opposizione.
Per un errore dell'opposizione però sono presenti frange estreme e
giustizialiste che molto spesso ci fanno disperare in Parlamento".

Il partito unico Berlusconi loda il risultato delle elezioni che ha portato
a un bipolarismo capace di snellire i lavori deparlamentari e smagrire i
costi della politica. al momento i lavori per la definitiva creazione del
Popolo delle Libertà sono ancora in corso e, per l'inizio dell'anno
prossimo, è in vista lo scioglimento dei partiti. "Insieme alle forze
politiche di centrodestra stiamo dando vita ad un grande movimento che
segnerà la storia politica italiana nei prossimi anni - spiega il presidente
del Consiglio - siamo a buon punto e posso dire che a gennaio 2009 ci
saranno i congressi di scioglimento di Forza Italia, Alleanza Nazionale e la
nuova Dc per dare vita al Popolo della Libertà".


fonte http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=277027

SEQUESTRATE LE DISCARICHE DEI "CASALESI"

Operazione contro le ecomafie nel casertano. Eseguiti provvedimenti di
sequestro a siti e discariche abusive tra Napoli e Caserta gestiti dal clan
dei 'Casalesi', nei quali sono stati riversati rifiuti tossici e nocivi. Su
mandato della Direzione distrettuale antimafia, venti persone sono indagate
a vario titolo per concorso esterno di tipo mafioso, associazione a
delinquere di tipo mafioso, disastro ambientale e traffico illecito di
rifiuti. L'operazione, che ha visto impegnati oltre cento uomini della
polizia e della guardia di finanza di Caserta, e' stata denominata 'Terra
Promessa 2'. Nelle discariche e nei siti abusivi sequestrati gli inquirenti
ritengono siano state sversate illegalmente migliaia di tonnellate di
rifiuti di vario tipo, da quelli solidi urbani ai nocivi e tossici,
conferiti, in massima parte, da industrie del centro e del nord Italia.
L'operazione, scaturita dalle dichiarazioni di un collaboratore di
giustizia, gia' imprenditore nel settore dello smaltimento dei rifiuti,
Gaetano Vassallo, ha delineato un intreccio camorra-imprenditoria che per
oltre un ventennio ha gestito, in regime di monopolio, attraverso societa'
create ad hoc, il traffico illecito dei rifiuti, traendone ingenti profitti
a vantaggio del clan dei Casalesi ed in particolare della fazione che fa
capo a Francesco Bidognetti, il boss detenuto noto come 'Cicciotto 'e
mezzanotte'. (AGI) - Napoli, 18 luglio